domenica 3 novembre 2013

Napoli-Catania: il commento

Un'analisi superficiale, che parta dal mero risultato per sviscerare questo Napoli-Catania, risulterebbe ingannevole fin dallo startup. Il due a uno, difatti, è risultato a dir poco riduttivo per quanto visto in campo ieri sera al San Paolo. Venti minuti da top club, trenta secondi di sbandamento difensivo e altri settanta e rotti giri di lancetta di perfetto controllo sul match, con almeno cinque palle gol malamente cestinate: in estrema sintesi, gli azzurri visti ieri col Catania.

Il Napoli è parso in forma, brillante, organizzato, bravo come al solito nel trovare subito il gol e scongiurare la gara di sole barricate degli ospiti di turno del San Paolo. Una delle più belle partite interne, per la truppa di Benitez. Ciò che però colpisce è la grande intelligenza di questa squadra, per l'ennesima volta capace di portare a casa il massimo risultato con uno sforzo, se non minimo, almeno commisurato ed in proporzione alla difficoltà dell'occasione. Non c'è più, probabilmente, il Napoli arrembante e furioso che siamo abituati a conoscere. Esiste ora un Napoli in grado di vincere le partite con la forza della sua classe, con la forza di un gioco di possesso, ripartenze e scambi veloci che sublima le qualità degli uomini offensivi e rende la vita meno apprensiva ai componenti della difesa.

Grande merito a Rafa Benitez, artefice massimo di questa metamorfosi. Ha presentato il suo gioco, ha insistito su questa strada ma ha saputo anche esibire una certa, innegabile elasticità di fondo: il Napoli di oggi esprime il meglio del suo repertorio quando esce palla al piede dalla sua difesa, sfruttando le qualità da contropiedisti di quasi tutti i suoi undici in campo. Il Napoli di oggi è un cocktail quasi perfetto tra un godibile gioco di possesso e una straordinaria capacità di sfruttare in verticale i palloni recuperati dalla difesa. Adattabilità e cocciutaggine: l'ossimoro che si realizza nella galassia-Benitez.

Note dolenti: sarebbe un peccato gettare a mare tutto per la scarsa profondità della rosa. L'infortunio patito ad inizio gara da Mesto ha scoperchiato la falla più clamorosa dell'organico azzurro: quella dei terzini. Con Maggio squalificato e Zuniga lungodegente, i soli Mesto e Armero non sono bastati. L'infortunio dell'ex Reggina ha costretto Benitez a recuperare addirittura Uvini, centrale adattato e autore di una prova comprensibilmente insicura e timorosa. La difesa paga scarsità di uomini e di esperienza, e l'infortunio di Britos, al netto dello stesso, difficilmente ripresentabile Uvini, mette la batteria di centrali nelle stesse condizioni, col solo ed epurato Cannavaro come unico rincalzo. Due mesi al mercato di gennaio. I tifosi devono sperare nella fortuna dei non infortuni, altrimenti molti punti potrebbero essere sacrificati sull'altare di un mercato estivo terribilmente squilibrato in avanti.

Chiudiamo con il Catania, e andiamo controtendenza, contro la classifica e contro le sensazioni più immediate. Questa squadra si salverà, e parliamo a ragione dell'insospettabile coraggio nel venire a Napoli e non fare barricate pure. In questo senso, da segnalare l'ottimo inizio di gara per pressing e capacità di tenere basso il Napoli. Il bellissimo gol di Callejon ha scompaginato i piani di De Canio, il raddoppio è stata una mazzata che avrebbe affossato chiunque. Gli etnei, invece, hanno saputo rialzarsi e rimettere in piedi un discorso dato frettolosamente per chiuso. Non hanno pareggiato per oggettiva inferiorità tecnica, ma per loro fortuna sono poche le squadre forti come il Napoli. L'atteggiamento è quello giusto, mancano un po' di fortuna e ...avversari più abbordabili. Forza e coraggio.

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