giovedì 17 ottobre 2013

Il ranking a capocchia e i nostri demeriti

Necessaria premessa: se siamo fuori dalle teste di serie della ventura Coppa del Mondo, tra l'altro a quasi quarant'anni dall'ultima volta, è solamente colpa nostra. Dovevamo battere una tra Danimarca e Armenia. Una sola, non entrambe. E se può passare per il due a due a Copenaghen, non passa per un altro malinconico due a due, quello del San Paolo di Napoli contro una squadra di semiprofessionisti o quasi. Paghiamo la scarsa concentrazione e l'atteggiamento tutto italiano di risparmiarsi quando le partite valgono poco, paghiamo l'idiosincrasia prandelliana alle amichevoli, paghiamo forse anche l'eccessivo carico mediatico attorno ad un solo calciatore piuttosto che ad una partita di calcio (Balotelli docet).

Paghiamo, paghiamo, paghiamo e siamo fuori dal G8 edizione calcistica. Eppure, in ogni caso, c'è qualcosa che non va. E non dipende da noi.

Leggiamo tutto d'un fiato le famose magnifiche otto: il Brasile paese ospitante, e ci sta. Poi l'Argentina di Messi e la Spagna pluricampione di tutto, e ci mancherebbe. E poi, Germania, Colombia, Svizzera, Belgio e Uruguay. Passi per i tedeschi, nonostante le fresca vittoria alle semifinali europee 2012 e le zero vittorie contro di noi da tempo immemore. Ma per colombiani, svizzeri, belgi ed uruguagi come la mettiamo?

Quali sono i criteri che li pongono davanti a noi? Nella creazione del ranking Fifa vengono assegnati punti in base a cinque parametri: il risultato, la data, l'importanza della partita (amichevole o qualificazione), il valore dell'avversario e della confederazione di appartenenza. L'Italia è quindi scesa dal quarto al nono posto, dietro anche all'Olanda, a causa degli scarsi risultati nelle ultime amichevoli (quattro vittorie nelle ultime diciassette, tanto per gradire) e per le ultime defaillance in un girone dominato e concluso da imbattuti. Un vero peccato.

Eppure, c'è da storcere il naso. La Svizzera è risultata assente all'ultimo Europeo, l'Uruguay deve addirittura ancora qualificarsi, mentre Belgio e Colombia mancano all'appuntamento mondiale, rispettivamente, da dodici e sedici anni. Eppure sono davanti, in questi fantomatici coefficienti, ai Campioni del Mondo di appena due coppe fa, ai vicecampioni d'Europa uscenti e ad una squadra che ha terminato con zero sconfitte gli ultimi due gironi di qualificazione. Una palese ingiustizia, insomma, in un conteggio ranking che di certo non sa (o non vuole...) rendere giustizia non tanto al prestigio delle varie rappresentative, ma anche ai reali valori in campo. Ok che non siamo ai nostri massimi storici come Nazionale di calcio, ma è vero pure che non pariamo essere tanto più scarsi di una Svizzera, di un Belgio o di un Uruguay. Specie se affrontati in partite dal valore reale e non solamente platonico.

Eppure, il regolamento, giusto o sbagliato che sia, è stato firmato, controfirmato ed accettato. Anche da noi, che poi ne abbiamo subito in prima persona la parte forse più meschina e controversa.

Ora, lecchiamoci le ferite e prepariamoci ad un (probabile..) girone mondiale di ferro. Che poi, dopo i recenti trascorsi sudafricani, chi ha detto che debba essere per forza una iattura?

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